10 cose che ogni bambino con autismo vorrebbe che tu sapessi by Ellen Notbohm

10 cose che ogni bambino con autismo vorrebbe che tu sapessi by Ellen Notbohm

autore:Ellen Notbohm
La lingua: eng
Format: epub
editore: Erickson
pubblicato: 2015-04-10T14:09:57+00:00


Capitolo ottavo

Aiutami nelle interazioni sociali

Possiamo essere schietti fra di noi. Spesso i bambini con autismo o Asperger spiccano nella società come tipi «strani». Il dolore emotivo che ciò genera sia nel bambino che nei genitori suscita in molti la forte urgenza di correggere queste particolarità. Se le competenze sociali fossero una funzione fisiologica, potremmo provare a migliorarle con medicine, diete, esercizio fisico o fisioterapia. Se i bambini con autismo fossero scolari curiosi, estroversi e motivati, potremmo coltivare l’intelligenza sociale inserendola nei programmi scolastici.

Ma troppo spesso i nostri ragazzi non sono così, e oltretutto la consapevolezza sociale non è una serie di nozioni concrete ed elencabili. Le norme elementari dell’educazione (dire «per favore» e «grazie», usare i fazzoletti e non le maniche, aspettare il proprio turno) si possono e si devono insegnare, indipendentemente dal livello di funzionamento del bambino, ma imparare a essere a proprio agio fra gli altri in una quotidianità caotica e piena di sfumature è infinitamente più complesso. Le abilità sociali (i comportamenti che vogliamo che il bambino esibisca) sono il prodotto finale di un intricato organismo di elementi evolutivi che chiamiamo «pensiero sociale».

Così come è necessario, per tutti noi, imparare a camminare prima di poter correre, dobbiamo insegnare ai bambini a «pensare sociale» prima che possano agire in modo sociale: dobbiamo farlo attraverso un atteggiamento comprensivo e positivo e non solo ripetendo le regole meccanicamente e incutendo la paura delle conseguenze. Il pensiero sociale pone di fronte al bambino la sfida di agire tenendo conto del contesto e dei punti di vista: dovrà considerare gli aspetti fisici, sociali e temporali di ciò che lo circonda, fare attenzione ai pensieri e alle opinioni degli altri, usare l’immaginazione condivisa per entrare in sintonia con i compagni di gioco e rendersi conto che gli altri hanno pensieri e reazioni più o meno favorevoli a ciò che lui fa e dice. Il pensiero sociale è la sorgente da cui scaturiscono i nostri comportamenti sociali, e questa intelligenza socioemotiva potrebbe essere molto più importante dell’intelligenza cognitiva per il successo a lungo termine nella vita.

Genitori o insegnanti, a casa o a scuola: se volete insegnare a un bambino con autismo a «pensare sociale» dovete per prima cosa abbandonare l’idea che sia in grado di assorbire una sensibilità sociale semplicemente stando intorno a persone socialmente capaci e osservandole, oppure che in qualche modo un giorno supererà da solo il suo smarrimento sociale. Finora, il nostro sistema educativo ha stilato i suoi programmi basandosi sulla supposizione scorretta che tutti i bambini vengano al mondo con capacità cerebrali di elaborazione sociale intatte che si sviluppano progressivamente con l’età. Non ha senso (ed è ingiusto verso il bambino) rispondere alla confusione sociale di un bambino basandosi su questa supposizione e poi dare la colpa all’autismo quando i nostri tentativi di insegnamento non vengono recepiti. Ciò di cui i nostri ragazzi hanno bisogno è che siamo noi a cambiare prospettiva per iniziare a costruire noi stessi fin dalla radice la loro consapevolezza sociale.

Quando diciamo di volere che il bambino impari le capacità sociali, in realtà stiamo mirando a qualcosa di più grande.



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